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Naspi dal 2025 anche per chi si dimette volontariamente, ma con restrizioni

 

Dal 1° gennaio 2025 cambiano le regole per accedere alla Naspi, il sussidio di disoccupazione. Due emendamenti inseriti nella Legge di Bilancio e nel Collegato lavoro aggiornano la normativa introdotta dal Jobs Act del 2015. La principale novità è l'estensione della Naspi anche a chi si dimette volontariamente, con alcuni limiti pensati per prevenire abusi, ma che rischiano di penalizzare i lavoratori con contratti discontinui.

 

Accesso alla Naspi per chi si dimette volontariamente

A partire dal 2025, i lavoratori che presentano dimissioni volontarie da un contratto a tempo indeterminato potranno accedere alla Naspi, a patto di aver maturato almeno 13 settimane di contributi successivamente all’ultimo rapporto di lavoro concluso.

 

Questa modifica rappresenta un cambiamento importante rispetto alla normativa attuale, che limita l'accesso alla Naspi ai soli casi di disoccupazione involontaria (come licenziamento o scadenza del contratto). L'introduzione di questa misura è accolta positivamente da chi ritiene che possa offrire una soluzione a chi si trova in contesti lavorativi problematici, come casi di mobbing o condizioni difficilmente dimostrabili.

 

Requisiti attuali per la Naspi

Ad oggi, i requisiti per accedere alla Naspi sono:

  • Stato di disoccupazione involontaria;
  • Aver maturato almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti l’inizio della disoccupazione.
  • Il lavoratore deve inoltre dichiarare la disponibilità immediata al lavoro attraverso l’apposito sistema informativo delle politiche del lavoro. L'indennità di disoccupazione viene erogata mensilmente per un numero di settimane pari alla metà di quelle contributive maturate negli ultimi 4 anni.

 

I limiti introdotti

La possibilità di accedere alla Naspi dopo dimissioni volontarie porta con sé alcune restrizioni per evitare abusi.

 

Dal 10 gennaio 2025, chi si dimette volontariamente e successivamente perde un altro lavoro (per licenziamento o scadenza di un contratto a termine) potrà ricevere la Naspi solo se avrà maturato almeno 13 settimane di contributi tra la data delle dimissioni e il nuovo evento di disoccupazione involontaria.

Questa regola è pensata per scoraggiare le dimissioni “strategiche”, ma rischia di penalizzare lavoratori fragili con contratti brevi o discontinui. Sindacati e opposizioni hanno già sollevato preoccupazioni a riguardo.

 

Decadenza della Naspi per assenza ingiustificata

Un ulteriore intervento normativo riguarda la perdita del diritto alla Naspi per chi si assenta ingiustificatamente dal lavoro per un periodo prolungato.

 

Viene introdotta una soglia massima di 15 giorni di assenza ingiustificata. Superato questo limite, il rapporto di lavoro può essere interrotto per dimissioni tacite (o per fatti concludenti), senza possibilità di ricorrere al giudice del lavoro.

Questo limite vale in assenza di altre previsioni nel CCNL di riferimento, che solitamente prevedono termini più brevi (circa 3 giorni).

 


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